Introduzione

Quello che vorrei tentare è una rilettura "critica", un po' sulla falsa riga di quanto fatto durante il corso di Epistemologia delle scienze fisiche per tutta la meccanica, di parte di un manuale di fisica. Dagli appunti del corso prenderò direttamente spunto citando, volta per volta, ciò che mi è parso, oltre che interessante, applicabile all'argomento da me considerato.

In particolare, vorrei porre la mia attenzione su una parte molto ridotta di due testi scolastici, ossia i paragrafi che riguardano l'introduzione di due grandezze fisiche fondamentali per la termodinamica: il calore e la temperatura. I libri che ho preso in considerazione sono un testo per la scuola media e uno per i licei scientifici; ciò che mi propongo non è tanto di fare un paragone tra l'uno e l'altro (che sarebbe poco significativo, visto che sono pensati per destinatari diversi e si prefiggono finalità diverse), quanto di esaminare quelle difficoltà che l'uno e l'altro creano (invece che dipanare) nello studente, non tanto (o non solo) per la difficoltà intrinseca dell'argomento, quanto piuttosto per una impostazione "epistemologicamente" non del tutto corretta, se mi posso permettere un'affermazione così pesante.

Ciò che muove le mie riflessioni è fondamentalmente l'idea che una mancata chiarezza relativamente al metodo con cui le grandezze fisiche in questione vengono introdotte e definite impedisce non solo che lo studente si crei (a lungo termine) una visione corretta della scienza, bensì anche che capisca a fondo ciò di cui (nell'immediato) si sta parlando.

È vero, e per certi versi stimolante, ciò che dice Poincaré rispetto all'insegnamento delle definizioni:

"In che cosa consiste una definizione soddisfacente? Per il filosofo e il matematico una definizione è soddisfacente se è pertinente e completa rispetto a ciò che deve definire. Ma nell'insegnamento non è così. Una definizione è soddisfacente solo se lo studente la capisce"
(H. Poincaré, citato da maria Paola Negri in Elementi di Epistemologia. Materiali e testi per il Corso di perfezionamento in didattica della matematica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a.a. 1998 - 1999)

Sembra un invito (soprattutto relativamente alla matematica) a porre l'accento e l'attenzione non tanto (o almeno non solo) sugli aspetti formali e sintattici delle definizioni, quanto su quelli semantici, per far cogliere allo studente il motivo per cui una definizione è introdotta, il suo valore e la sua portata.
Pur condividendo questa preoccupazione e pur pensando che essa sia estendibile anche alle definizioni date in fisica, credo che non si possa negare la necessità di un rigore rispettoso dell'epistemologia della disciplina che si insegna, non solo per onestà intellettuale, ma anche perché solo in questo modo si può aver speranza che lo studente la capisca.

"Per promuovere scienza occorre rigore scientifico; per promuovere poeticità, poesia autentica nel suo proprio estetico; per promuovere capacità teoretica critica, occorre autenticità ed esercizio di intelletto e non sostitutività d'automazioni e da meccanismi apprenditivi. Il che significa che si deve insegnare scientificamente la scienza, storiograficamente la storia, religiosamente la religione, poeticamente la poesia, operativamente la tecnica, filosoficamente la filosofia, matematicamente la matematica, latinamente il latino (linguisticamente come ciascuna lingua), esteticamente l'una e l'altra specifica arte: ciascuna juxta propria principia."
(Aldo Agazzi, Insegnare secondo "epistemologia")

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