Proprietà ed
ontologia delle definizioni (questo link permette di scaricare il file in formato pdf di tutta la tesina) è il
titolo della tesina che avevoo preparato sotto la supervisione del
prof. Carlo Marchini durante il corso di laurea in Matematica, presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Non ricordo nemmeno
più bene perché dovessimo fare una tesina; so che
spettava agli iscritti all'indirizzo didattico, ma non ricordo altro,
se non il fatto che ero proprio orgogliosa delle mie paginette!
Nell'introduzione di allora, scrivevo, più o meno, così:
"L’interesse
per l’argomento indicato dal titolo di questa tesina è
probabilmente nato in me quando venne affrontato il tema delle
definizioni verso la fine del Corso di Logica tenuto presso questa
Facoltà dal Prof. Carlo Marchini nell’anno accademico 1995 -
1996, ed è agli appunti di tale corso
che ho principalmente fatto riferimento per la stesura di queste
pagine. Ho
inteso il titolo proposto come un invito a riflettere in due
direzioni: da un lato sulle proprietà formali che caratterizzano
la
definizione, così come sono oggi espresse nel linguaggio della
logica; dall’altro su quei problemi, non puramente logici, bensì
toccanti questioni di epistemologia e di ontologia, che nascono
quando si considerano le definizioni per stabilirne il ruolo
all’interno di tutta la costruzione matematica.
La
questione delle proprietà formali delle definizioni occupa qui
tutto
il secondo capitolo; forse risulta più lungo di quanto ci si
possa
aspettare, in quanto ho in esso richiamato i concetti necessari per
esprimere propriamente le condizioni cui una buona definizione deve
sottostare; tali richiami hanno reso il capitolo poco agile, ma il
farli è stato un buon modo per riprendere familiarità con
essi e
con il linguaggio in cui sono espressi.
Il
primo capitolo contiene alcune note storiche la cui fondamentale
caratteristica è quella dell’incompletezza e il cui scopo
è
quello di riflettere sul fatto che il nostro non è un tema
“nuovo”:
il problema del definire compare con quello dell’argomentare (se
non prima di esso) non appena si tenti di fondare (e in qualunque modo
lo si faccia) la conoscenza.
Il
terzo capitolo, infine, costituisce un tentativo di riflessione sul
ruolo della definizione e su alcuni problemi particolari ad essa
connessi".
Che dire, ancora? La tesina non aveva dedica, ma una degna citazione
iniziale sì:
Dio
disse: “Sia la luce!”.
E
la luce fu.
Dio
vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e
chiamò la luce giorno e le tenebre notte.
E
fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio
disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque
dalle acque”.
Dio
fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il
firmamento
dalle acque che sono sopra il firmamento.
E
così avvenne.
Dio
chiamò il firmamento cielo.
E
fu sera e fu mattina: secondo giorno. [...]
Allora
il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche
e
tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo,
per vedere come
li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato
ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Così
l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del
cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un
aiuto
che gli fosse simile.
(Genesi 1,1-8;
2,19-20)