La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola: senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscura laberinto.
(Galilei, Saggiatore, 1623)

Il primo che dimostrò il triangolo isoscele (si chiamasse Talete o come si voglia), fu colpito da una gran luce: perché comprese ch'egli non doveva seguire passo a passo ciò che vedeva nella figura, quasi per impararne le proprietà; ma, per mezzo di ciò che per i suoi stessi concetti vi pensava e rappresentava (per costruzione), doveva produrla; e che, per sapere con sicurezza qualche cosa a priori, non doveva attribuire alla cosa se non ciò che scaturiva necessariamente da quello che, secondo il suo concetto, vi aveva posto egli stesso. [...] Noi delle cose non conosciamo a priori, se non quello che noi stessi vi mettiamo.[...] Noi dunque abbiamo voluto dire, che ogni nostra intuizione non è se non la rappresentazione di un fenomeno; che le cose, che noi intuiamo, non sono in sè stesse quello per cui noi le intuiamo, né i loro rapporti sono così fatti come ci appaiono, e che, se sopprimessimo il nostro soggetto, o anche solo la natura subbiettiva dei sensi in generale, tutta la natura, tutti i rapporti degli oggetti, nello spazio e nel tempo, anzi lo spazio e il tempo sparirebbero, e come fenomeni non possono esistere in sé, ma soltanto in noi. Quel che ci possa essere negli oggetti in sé e separati dalla recettività dei nostri sensi ci rimane interamente ignoto. Noi non conosciamo se non il nostro modo di percepirli, che ci è peculiare, e che non è né anche necessario che appartenga ad ogni essere, sebbene appartenga a tutti gli uomini.
(Kant, Critica della ragion pura, 1781)

Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale.
(Hegel, Filosofia del diritto, 1821)

Come può accadere che la matematica, che è il prodotto del pensiero umano, del tutto indipendente dall'esperienza, si adatti in un modo così straordinario agli oggetti della realtà?
(Einstein, 1921)

C'è uno strumento di cui gli scienziati si servono con una tale regolarità da dimenticarne persino l'esistenza: il loro cervello. Esso non è una macchina logica, universale ed ottimale. Se l'evoluzione gli ha conferito una particolare sensibilità per certi parametri utili alla scienza, come il numero, lo ha anche reso particolarmente restio e inefficace per quanto riguarda la logica e le lunghe serie di calcoli. Lo ha condizionato, infine, a proiettare su fenomeni fisici interpretazioni antropocentriche che lo spingono a vedere un disegno dove invece c'è solo l'opera dell'evoluzione. L'universo è davvero scritto in linguaggio matematico, come affermava Galileo? Sono piuttosto incline a pensare che questo sia l'unico linguaggio che noi sappiamo leggere.
(Dehaene, Il pallino della matematica. Scoprire il genio dei numeri che è in noi, 1997)

Il matematico non è il saltimbanco dei numeri; è una persona che prova, ha provato, ha visto funzionare la mente umana ai confini delle sue possibilità.
(Mario Marchi, a.a. 1996 / 1997)