LA SFINGE
Bibliografia: J.P.Clébert "Animali fantastici" Armenia; C.G.Jung "Simboli della trasformazione" Boringhieri; AA.VV. "Letture bioniane" Borla; J.L.Borges "Manuale di zoologia fantastica" Einaudi.
"Il mio sguardo che nulla può deviare rimane teso, attraverso le cose, verso un orizzonte inaccessibile."
Bisogna distinguere fra due sfingi: quella egizia e quella
greca, che rimandano a significati simbolici assai diversi.
La sfinge dei monumenti egizi (che Erodoto chiama androsfinge, per distinguerla da quella
greca) è un leone accovacciato, con testa duomo; rappresentava, si congettura,
lautorità del re, e custodiva i sepolcri e i templi.
La sfinge greca ha testa e petto di donna, ali duccello, corpo e piedi di leone.
Altri le attribuiscono corpo di cane e coda di serpente. Dicono che desolasse la regione
di Tebe, proponendo enigmi agli uomini (poichè aveva voce umana) e divorando quelli che
non sapevano risolverli.
Anche la posizione varia nelle due culture: la sfinge egizia è distesa sulla pancia,
spesso con le zampe anteriori in posizione di offerta, mentre quella greca sta seduta
sulle zampe posteriori, col busto eretto e le mammelle sporgenti.
Gli Egizi la indicavano sotto il nome di Shespankh, parola che significa in primo luogo
"statua vivente", con quel misto di slancio potente e di immobilità estrema,
quasi le molecole del suo granito vibrassero interiormente.
Posta sovente alle porte delle gigantesche metropoli, essa è "guardiana delle soglie
proibite e delle mummie reali. Ascolta il canto dei pianeti, veglia sul limitare
delleternità, su tutto ciò che è stato e che sarà. Vede scorrere in lontananza i
Nili celesti e navigare le barche del sole." (da "Il libro dei morti") .
La sfinge di el-Giza, la più antica, nacque per sorvegliare la porta occidentale del
santuario, dalla quale se ne vanno il sole e i morti.
In tal contesto, dunque, la sfinge è simbolo strettamente connesso alla morte, al
passaggio ad un mondo al di là: il suo sguardo "ha qualcosa di feroce
nellestasi e dà la sensazione del vuoto. Va diritto davanti a sè, ma in una
direzione che non appartiene allo spazio, che non è di questo." Per gli Egizi dunque
essa esprimeva più la serenità del sapere che langoscia che le attribuirà la
successiva tradizione ellenica; essa, più che allinsolubile enigma della vita,
rimanda al punto dorigine: "si erge allorigine della storia come
unaffermazione assoluta".
La sfinge greca, invece, non è più il guardiano delle porte dellinfinito, bensì
diventa una specie di mostro terribile, più crudele che enigmatico, nel quale si può
facilmente vedere il simbolo della femminilità perversa e pericolosa.
Nella tradizione mitologica della Grecia antica la sfinge è figlia di Echidna, essere
ibrido mezzo fanciulla e mezzo serpente, madre di esseri mostruosi quali la Chimera,
Scilla, la Gorgone, Cerbero, il Cane Ortro ecc.
Frutto dellaccoppiamento incestuoso tra Echidna ed Ortro, la sfinge verrà
conosciuta, grazie a Freud, quale simbolo dellinconscia pulsione incestuosa presente
nelluomo.
Divenuta famosa grazie al mito di Edipo, ancora oggi uno dei cardini del pensiero
psicoanalitico, la sfinge è la portatrice dellenigma che causa la morte di chi non
lo risolve, simbolo della dissolutezza e del dominio perverso: essa fu mandata da Era
contro la città di Tebe per punire il re Laio, colpevole domosessualità.
Essa può essere sconfitta solo dallintelletto, dalla sagacia, in contrapposizione
con listupidimento ottuso.
Aderisce indissolubilmente alla roccia sulla quale poggia: ha ali ma non vola. E
destinata a sprofondare nellabisso nel quale si getta, infine, suicida.
Lungi dallesprimere la certezza affermativa, seppure misteriosa della Shespankh
egizia, la Sphynge greca, femminilizzata, diviene simbolo della vanità tirannica e
distruttiva.
Jung ne ha sottolineato gli aspetti legati allarchetipo della madre nella sua
valenza negativa, aspetti con cui ciascun soggetto umano, per divenire tale, deve potersi
confrontare, che non devono essere sottovalutati nè sminuiti: rappresentano per ciascuno
la "grande prova" per divenire adulti.
"La sfinge è una rappresentazione a metà teriomorfa di quellimago materna che
si può designare come "Madre terrificante" e della quale si possono trovare
numerose tracce nella mitologia." Edipo cade vittima di tale potere proprio quando
crede di aver trionfato sulla sfinge: è infatti proprio questa eccessiva sicurezza di sè
a renderlo vittima dellincesto matriarcale e a trascinarlo nellavventura della
prova colpevole che lo aspetta.
"E chiaro che un fattore di questa mole non poteva essere liquidato attraverso
la soluzione di un enigma infantile. Anzi lenigma era proprio la trappola tesa dalla
sfinge al viandante. Questi, sopravvalutando la sua intelligenza, incappò in maniera
schiettamente virile nella trappola e commise senza saperlo il crimine dellincesto.
Lenigma della sfinge era la sfinge stessa, cioè limmagine terribile della
madre di cui Edipo non intese lavvertimento." Unulteriore interpretazione
della sfinge è quella che troviamo, sempre in campo psicoanalitico, in Bion. Egli,
ripercorrendo il mito di Edipo, nota come alcuni elementi in esso presenti siano stati
trascurati dalla lettura freudiana, "perchè erano tenuti troppo in ombra dalla
componente sessuale del dramma". Tra questi elementi inevitabilmente spicca la
sfinge. Essa ha il compito importantissimo di suscitare in Edipo la curiosità,
limpulso a conoscere, quello che M.Klein definì "istinto epistemofilico"
presente e attivo in ciascuno fin dallinfanzia.
La curiosità a conoscere a tutti i costi, presente in Edipo, è però osteggiata - così
come accade in innumerevoli altri miti - dalla Sfinge che incarna latteggiamento del
dio ostile allacquisizione di conoscenza da parte dellumanità in quanto
minerebbe la divina supremazia.
La presenza della sfinge rimanda allora alla necessità, da parte di chi abbia la
vocazione alla conoscenza, di imparare a reggere la frustrazione (il suicidio della Sfinge
e di Giocasta) implicita nellabbandono del già conosciuto.