Laboratorio di didattica generale
Prof. Pierpaolo Triani

Metodologia

I diversi incontri si sono articolati attraverso una comune successione di tre diversi momenti:
1. provocazioni e suggestioni (lettura di testi, visione di films, giochi di ruolo...);
2. riflessioni, in rapporto alla nostra esperienza didattica;
3. sintesi degli elementi emersi dalla riflessione, che metta in luce in particolar modo i nodi problematici.

Tematiche trattate

Introduzione sul significato dell'insegnamento e dell'apprendimento.
"Nessuno dubita, in teoria, dell'importanza di promuovere nella scuola una buona impostazione del pensiero. Ma a parte il fatto che il riconoscimento non è così grande in pratica quanto in teoria, non vi è un riconoscimento teorico adeguato che tutto ciò che la scuola deve o ha bisogno di fare per gli allievi, per quel che riguarda la loro mente (cioè lasciando perdere certe particolari capacità muscolari) è di sviluppare la loro capacità di pensare. Il fatto che l'istruzione venga ripartita in base ai differenti fini, che sono: l'acquisizione di certe capacità (nel leggere, scrivere, disegnare, riferire); l'acquisizione di informazioni (in storia e in geografia), e l'allenamento al pensiero, è la misura del modo inefficace in cui provvediamo a tutti e tre. Il pensiero non connesso con un aumento di efficienza per l'azione, e con l'imparare un po' di più su noi stessi e sul mondo nel quale viviamo, zoppica proprio in quanto pensiero. E l'abilità ottenuta al di fuori dl pensiero non è connessa con alcun senso degli scopi per i quali deve essere adoperata. Per conseguenza essa lascia l'uomo alla mercé delle abitudini che ha contratto, e del controllo autoritario di altri, che sanno quel che fanno e che non sono particolarmente scrupolosi sui mezzi che adoperano per riuscire. E l'informazione separata dall'azione intelligente è cosa morta, zavorra per la mente. Per il fatto di incrementare la conoscenza e di sviluppare pertanto il veleno della presunzione, essa costituisce il più potente ostacolo allo sviluppo del dono dell'intelligenza. L'unica via diretta per un miglioramento permanente dei metodi dell'istruzione e dell'insegnamento consiste nel concentrarsi sulle condizioni che esigono, promuovono e mettono alla prova il pensiero. Il pensiero è il metodo dell'apprendimento intelligente, dell'apprendimento che mette a profitto e ricompensa la mente. Noi parliamo, abbastanza legittimamente, del metodo di pensare, ma la cosa importante da ricordare circa il metodo è che il pensiero è metodo, il metodo di un'intelligente esperienza nel suo svolgimento".
[John Dewey, Democrazia ed educazione]

L'azione didattica e le sue metafore
L'insegnamento è come...
* ... una coltivazione
* ... una guida in un percorso
* ... la costruzione di una casa
* ... la direzione di un'orchestra
* ... la preparazione di un pasto.

L'azione didattica e la sua logica
C'è una distanza tra ciò che si ha nella mente e nel cuore e la sua traduzione nell'azione didattica. Quando capisco una cosa, la posseggo tutta, ma quando la insegno devo darle processualità e prospettiva. Il tutto non può essere trasmesso immediatamente. L'azione si pone in una ben precisa ottica, che per forza è limitante. Il pensiero è un'operazione lineare; l'azione richiede rotture, circolarità, ritorni. Il pensiero procede per deduzioni; l'azione procede per micro-decisioni.

Schema dell'azione didattica dato da Damiano in L'azione didattica del 1993

 L'azione didattica e il suo senso
* Visione filmica: Genio Ribelle
* Se c'è un senso nell'insegnamento è quello di "mettere in segno" delle cose per una persona perché impari a vivere. Il ruolo dell'insegnante, ad un primo livello, è quello di offrire dei segni; ma, soprattutto oggi, i ragazzi hanno a disposizione percorsi informativi anche molto più ricchi di quelli che noi possiamo offrire loro a scuola. L'insegnante deve operare anche ad un altro livello, però, nella misura in cui oltre ad offrire dei segni cerca di far in modo che l'altro se ne appropri. E, infine, l'insegnante offre dei segni perché diventino, per la persona che ha di fronte, significativi. Lo scopo dell'insegnante è che l'allievo arrivi al significato, al senso delle cose.

L'azione didattica e le sue forme organizzative
* Visione filmica: Asini
* L'insegnamento, se davvero è aiutare una persona ad imparare a vivere, è sempre molto più grande delle sue forme organizzative. Ma è anche vero che l'insegnamento non può esistere se privato completamente di forme organizzative, di regole, di riti. La forma dell'insegnamento, pur non essendo il suo contenuto né il suo significato, è indispensabile come veicolo di contenuti e di significati e non è neutra rispetto ad essi. insegnare è dare delle forme, è scegliere le forme più adatte per comunicare un certo significato.

Verifica

Credo che per me questo laboratorio sia stato l'occasione non tanto per imparare nuovi contenuti o per acquisire nuove competenze. Piuttosto credo che esso mi abbia arricchita come persona e come insegnante grazie ad alcune delle riflessioni che sono state proposte e che sono state per me non dico delle novità assolute, ma quanto meno aspetti dell'insegnamento sui quali poco mi ero soffermata in precedenza.

In che cosa sono cresciuta, come insegnante e come persona?
Innanzitutto non mi ero mai posta nell'ottica di guardare all'insegnamento come azione e di valutare le conseguenze di questa visuale. Un po' per carattere, ma probabilmente un po' anche per il tipo di formazione accademica che ho ricevuto, ritengo di essere sempre stata una persona riflessiva, che pensava prima di agire, che cercava di valutare le possibili conseguenze delle proprie azioni, che quantomeno tentava di uniformare il proprio agire alla logica del proprio pensiero. Nell'uscire dall'università e nell'entrare nel mondo del lavoro (ancor prima che in quello specifico della scuola) mi sono accorta che non sempre le cose sono così facili. Non sempre si ha il tempo per valutare le possibili conseguenze di ciascuna delle possibili azioni tra le quali si deve scegliere. E quand'anche ci sia il tempo, non sempre sono a nostra disposizione tutti gli elementi per farlo. Se si tratta di un problema di matematica, di fronte ad un dato mancante ci viene chiesto semplicemente di riconoscere che non possiamo procedere; al massimo ci viene chiesto di distinguere per i diversi valori attribuibili a quel dato come si potrebbe proseguire. Ma in classe, di fronte al tempo che non ho o alle conoscenze che mi mancano, devo comunque decidere che cosa fare; non posso limitarmi a dire "se fosse così farei... se fosse in quest'altro modo farei...". L'elemento di novità che mi ha fatto crescere sta nell'idea che tutto questo non è dovuto tanto ad una mia mancanza, o a una mia lentezza nel valutare determinati aspetti o nessi di causa - effetto, quanto nella sostanza stessa dell'insegnamento, che non è un processo puramente logico, ma un sistema complesso di micro - decisioni, di aspetti che vanno al di là della logica deduttiva, legati al tempo, ai sentimenti, ai pregiudizi, alla concretezza del contesto in cui si opera. Questo è stato sicuramente un elemento di crescita, perché (una volta riconosciuto ciò) da un lato diventa più facile accettare di dover prendere, in alcuni casi, certe decisioni senza poter avere la sicurezza della deduzione su cui appoggiarsi, dall'altro diventa possibile allenarsi e migliorarsi nella giusta direzione, imparando a fare attenzione a tutti gli aspetti del nostro agire.
Un secondo aspetto che ritengo mi abbia fatta crescere sta nell'interpretazione dell'insegnare come "porre in segno" certe cose per aiutare l'allievo a renderle significative per sé. Anche se a parole è facile dire che i contenuti che noi insegniamo devono essere solo un mezzo per raggiungere finalità più grandi, che hanno a che fare con la crescita della persona, non sempre è facile legare ciò che effettivamente viene insegnato ai grandi obiettivi che ci si propone. Come può la trigonometria essere strumento di crescita di una persona verso la libertà? Può, eccome, ma solo quando io insegnante riesco a creare le condizioni per le quali la trigonometria diventa significativa per te, mio allievo. Se non c'è questo passaggio il nesso tra contenuti e finalità dell'insegnamento rimane oscuro, mentre si chiariscono se davvero si riesce a fare in modo che l'alunno si appropri dei segni che gli vengono offerti e che questi siano per lui significativi. 

Che cosa non ho imparato, ma mi è venuta voglia di imparare?
L'ultima tematica affrontata durante il laboratorio è stata quella relativa alle forme organizzative dell'insegnamento. Sono rimaste aperte molte domande, soprattutto riguardo alle componenti metodologiche che all'interno di queste forme organizzative si possono adottare. Il laboratorio, tra l'altro, è stato ricco di esempi di metodologie diverse (diverse disposizioni in aula, lezioni frontali, letture, provocazioni, metaforizzazioni, interpretazione di ruoli, lavori di gruppo, giochi di ruolo, simulazioni, discussioni, trattazioni teoriche, visioni filmiche, riflessioni, attività di sintesi, ...). Quello che non ho imparato è stato come scegliere la metodologia più adeguata alle persone alle quali ci si rivolge e agli scopi che ci si prefigge.

Dove e come potrei farlo?
Di fatto, i vari laboratori didattici relativi alle singole discipline sono stati un buon allenamento "virtuale" a valutare e progettare l'utilizzo di metodologie diverse per la trasmissione di certi contenuti. Parlo di allenamento "virtuale" perché di fatto le classi reali offrono sempre più problemi di quelli che ci siamo posti nei laboratori, sia in termini di caratteristiche degli alunni in esse presenti, sia in termini di vincoli organizzativi e pratici relativi ai mezzi a nostra disposizione.
Un altro grosso aiuto mi è stato fornito dal corso di Analisi dei modelli educativi tenuto durante il secondo anno dallo stesso prof. Triani. Questo corso ci ha anche fornito una buona bibliografia attraverso la quale approfondire meglio la nostra conoscenza degli aspetti teorici di diverse metodologie:
N. Barbieri, Curricolo, programma, programmazione
E. Damiano, L'azione didattica
E. Perrot, L'insegnamento efficace
P. Triani, Socializzazione e lavoro di gruppo
Credo che, infine, sarà fondamentale la continua riflessione e verifica del successo ottenuto o meno attraverso l'uso in determinate situazioni di determinati strumenti metodologici.