Verifica
Che cosa ho imparato a fare?
In questa fase del tirocinio diretto, non credo tanto di aver imparato a fare
qualcosa, avendo visto la mia tutor farlo, quanto di essermi allenata ad osservare me
stessa e i miei alunni, dopo aver ampiamente osservato lei e i suoi. Non so se questo
fosse esattamente lo scopo che ci si era voluti prefiggere nel progettare il tirocinio, ma
sinceramente non credo sia cosa da poco. L'aver condotto un'osservazione mirata, guidata
da domande precise e inerenti aspetti diversi (dall'atteggiamento dell'insegnante e degli
alunni, all'ambiente fisico in cui si svolge la lezione, dagli strumenti didattici usati,
alla struttura generale della lezione, ecc.) mi ha stimolato a cercare di valutare tutti
quegli aspetti anche nel mio modo di far lezione, di essere in classe, di rapportarmi con
gli alunni.
In che cosa sono cresciuta, come insegnante e come persona?
Questa auto-osservazione, mi ha portato ad accorgermi di alcuni (tanti!) difetti del mio
essere in classe; ad esempio:
* non sempre riesco a fare in modo che l'ambiente fisico sia adeguato al tipo di attività
che propongo (ad esempio: proporre dei lavori di gruppo e rimanere nell'aula in cui
normalmente si tiene lezione e poi pretendere che i gruppi non si disturbino l'un l'altro
forse è un po' contraddittorio);
* l'arredo delle aule in cui ho insegnato era per lo più lasciato al caso, o comunque
alla discrezionalità di ciascuno; il risultato non era certamente il meglio in termini di
facilitare l'attenzione o dirigerla, di volta in volta, su qualcosa di particolare;
* non ho mai discusso in un consiglio di classe sulla disposizione dei banchi, dando
sempre per scontato che quella presente fosse quella ottimale (o l'unica possibile);
* difficilmente riesco ad organizzare attività differenziate per gruppi di alunni; mai
attività individualizzate;
* non sempre sono attenta a coinvolgere nelle attività che vengono proposte (attraverso
domande, sollecitazioni, ecc.) anche coloro che spontaneamente non lo fanno;
* non sempre ricerco un riscontro immediato della comprensione di ciò che è stato
spiegato da parte degli alunni;
* non sempre, di fronte a situazioni simili, ho lo stesso atteggiamento con persone o in
classi diverse, o semplicemente in giornate diverse;
* non sempre cerco di stimolare l'attenzione degli alunni; a volte, anzi, cado
nell'assurdo errore di comportarmi come se ritenessi che, dal momento che sono presenti a
scuola, gli alunni fossero "obbligati ad essere interessati";
* non sempre i miei gesti, atteggiamenti e movimenti sono "studiati" per essere
veicolo anch'essi di comunicazione positiva con i miei studenti.
Che cosa non ho imparato, ma mi è venuta voglia di imparare?
Chiaramente, la maggior preoccupazione è, pian pianino, quella di riuscire a migliorare
negli aspetti in cui l'auto-osservazione mi ha reso cosciente di essere un po' scarsa.
Inoltre credo che sia decisamente importante continuare ad agire e a guardarsi agire, per
verificare di continuo il proprio cammino professionale.
Dove e come potrei farlo?
Penso che un grosso aiuto all'auto-osservazione e auto-verifica possa provenire dall'uso
di vari materiali che ci sono stati forniti nei corsi dell'area di formazione docente, a
partire da quello di Teorie della valutazione, tenuto dal prof. Lucio Guasti |